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Internet delle cose, un fenomeno sempre più diffuso nel mondo. Le case history nel settore della vitivinicoltura

Presentati a Verona i casi studio che prevedono lo sviluppo dell’Internet of Things nel mondo della vite e del vino, un fenomeno sempre più diffuso nel mondo, dove si stima un giro d’affari di 3mila miliardi di dollari entro il 2020, e che solo in Italia vale 2,8 miliardi di euro.  I progetti, illustrati da Valoritalia, rientrano nell’ambito del progetto europeo Internet of Food & Farm 2020 (IoF2020)

Progetti per lo sviluppo dell’Internet of Things (IoT) nel mondo della vite e del vino che spaziano dalla gestione del vigneto ai processi di vinificazione e certificazione, fino alla comunicazione della cantina. Sono i casi studio presentati allo scorso Vinitaly da Valoritalia che si inseriscono nell’ambito dell’Internet of Food & Farm 2020 (IoF2020), il progetto europeo finalizzato all’implementazione su larga scala dell’utilizzo delle tecnologie informatiche nel settore agro-alimentare che conta già complessivamente 19 progetti sparsi per l’Europa. 

Entrando nello specifico, sono tre le case history illustrate nel corso del Salone mondiale su vino e distillati alla Fiera di Verona, alla presenza, tra gli altri, del direttore generale di Valoritalia, Giuseppe Liberatore, del presidente di Federdoc, Riccardo Ricci Curbastro e di Cristina Micheloni, Ecosystem chair nel progetto IoF2020. Tutte accomunate dall’idea di sfruttare l’innovazione digitale di un fenomeno, quello dell’Internet delle Cose, sempre più diffuso nel mondo, dove si stima un giro d’affari di 3mila miliardi di dollari entro il 2020 (rilevazioni Gartner, Idc e McKinsey), e che solo in Italia vale 2,8 miliardi di euro (dati 2016, Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano).

Prevede, in particolare, un mix di realtà aumentata, realtà virtuale e sensori sofisticati in vigna e in vasca il caso studio IoT come strumento di certificazione e di comunicazione della cantina di Valoritalia, che verrà sviluppato in tre aziende biologiche presenti in Franciacorta, a Trento e nelle Marche.

“Con questo progetto - spiega Matteo Balderacchi di Valoritalia - potremmo superare l’era dei fascicoli cartacei e delle misurazioni manuali, dotando l’ispettore di strumenti hi-tech costantemente connessi con il SIAN e con i sensori posizionati in cantina, in modo da consultare immediatamente i fascicoli, avere una mappatura precisa della cantina e conoscere tutte le informazioni necessarie per verificare la tracciabilità delle partite”.

Con la realtà virtuale, inoltre, sarà possibile migliorare il processo di formazione, perché questo sistema consente di fare visite guidate in cantina e di avere a disposizione tutte le tipologie di vasche e barrique, rimanendo fisicamente in ufficio e consentendo quindi un notevole risparmio di tempo e denaro.

“Pensiamo che la realtà aumentata e virtuale - aggiunge Balderacchi - rappresentino un binomio strategico anche per le aziende, in quanto strumenti utili per esempio per gli agronomi, che possono interrogare la stazione meteo e sapere quando è piovuto, per il commerciale, che può consultare le giacenze di magazzino anche da remoto e in tempo reale, per l’enologo, che può interrogare i sensori delle vasche per conoscere volume e temperatura. In futuro, non è escluso che la ricostruzione virtuale della cantina, quindi un ambiente tridimensionale che può essere esplorato e con cui è possibile interagire usando visori, guanti e auricolari, possa consentire a buyer, importatori e consumatori di camminare nel vigneto, visitare l’azienda, scegliere i vini da degustare e sedersi in cantina, magari rimanendo allo stand in fiera”.

Sono invece nuovi sistemi tecnologici per migliorare l’analisi del vino durante la vinificazione e il controllo della temperatura nel trasporto, quelli sviluppati dal cluster di aziende italiane formato da Vinidea e Isvea per il progetto IoT per la gestione del vigneto, dei processi di vinificazione e come controllo nelle fasi di trasporto. Un’innovazione che, nell’ultimo caso, prevede un test di laboratorio in grado di determinare la specifica sensibilità alle elevate temperature di trasporto e stoccaggio per ogni lotto di vino e un dispositivo ad uso singolo, da inserire in un cartone all’atto della spedizione, capace di registrare continuamente la temperatura e inviare autonomamente i dati al mittente del carico senza richiedere nessun intervento umano.

“Per quanto riguarda la vinificazione - spiega Gianni Trioli di Vinidea - stiamo sviluppando un sistema in grado di effettuare controlli analitici molto frequenti, cosa che gli attuali sistemi non permettono, che prevedono una lettura dello spettro infrarosso del vino in cantina, l’invio dei dati grezzi al Cloud e il ritorno dei dati analitici necessari in tempo reale”.

Guarda infine all’implementazione delle tecnologie IoT nella gestione della produzione dell’uva da tavola il caso studio elaborato da un’esperienza italiana (uva da tavola in biologico) e una greca (uva da tavola in integrato), sotto la responsabilità dell’International Centre for Advanced Mediterranean Studies di Bari.

“Alla base del progetto - precisa Vincenzo Verrastro del CIHEAM BARI - un prototipo di DSS (Decision Support System) in grado di adattarsi con velocità ad ogni cambiamento climatico e fisiologico del “sistema vigneto da tavola”, attraverso stazioni metereologiche di alta precisione, e di fornire le più importanti informazioni al produttore, come la tempistica delle irrigazioni e il corretto utilizzo dell’acqua, nonché il controllo dell’evoluzione della maturazione del prodotto fresco durante la sua fase di commercializzazione, attraverso l’uso combinato di atmosfera controllata e etichette innovative in grado garantire gli scambi gassosi tra interno ed esterno”.

I tre casi studio illustrati a Vinitaly rientrano nel progetto europeo Internet of Food & Farm 2020 (IoF2020), finanziato dal programma per la ricerca e l’innovazione Horizon 2020 dell’Unione Europea. Con un costo complessivo di 35 milioni di euro, di cui 30 milioni cofinanziati dall’UE, IoF2020 conta più di 70 partner da 14 Paesi Ue e coinvolge tutti gli attori della filiera alimentare, dagli agricoltori alle cooperative, dai fornitori di attrezzatura e logistica alle aziende di trasformazione, alle associazioni di consumatori, inclusi i programmatori di ICT. Cinque gli ambiti tematici del progetto di innovazione tecnologica - frutticoltura, orticoltura, allevamento, seminativo e lattiero-caseario - volto al miglioramento della produttività e della sostenibilità nel settore dell’agricoltura e del cibo.

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