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Vino&Export. Vitivinicoltura del Nordest: un modello di eccellenza

CUOA, Centro universitario di organizzazione aziendale,  e UBI Banca hanno presentato una ricerca sull’impatto intersettoriale del sistema vitivinicolo in Italia. Tra le regioni spicca il Nordest, che insieme alla Lombardia raggiungono oltre il 50% dell’export del settore a livello nazionale.

Il valore dei vigneti italiani è cresciuto del 50% nell’arco degli ultimi 15 anni, con un trend positivo anche durante la crisi. L’Italia, con un volume di affari legato alla viticoltura, alla vinificazione e alla vendita di vino raggiunge 5,6 miliardi di euro, si conferma come terza forza mondiale nell’export dopo Francia e Spagna. Di questi il Nordest, con oltre 2,6 miliardi di euro di export, determina il 46,4% dell’export del settore a livello nazionale raggiungendo, insieme alla Lombardia, 2,9 miliardi di euro ovvero il 51,4% del totale nazionale. Una macro-regione che vale, in termini di export, 1,5 volte l’aggregato Toscana e Piemonte, che determinano complessivamente altri 1,8 miliardi dell’esportazione vinicola del Paese.

Insomma dati alla mano, il Nordest non risulta essere solo una forza commerciale internazionale nell'ambito dell'industria (termomeccanica, lavorazione del legno, calzature, materie plastiche, coltelli e forbici) solo per citarne alcuni, ma si evidenzia in maniera preponderante anche nell’ambito del vino. L’analisi, condotta dal referente scientifico della ricerca di CUOA Business School, Diego Begalli, Professore Ordinario di Economia ed Estimo Rurale, Dipartimento di Economia Aziendale dell’Università di Verona, dimostra infatti come le aziende del Nordest si nutrano della loro eccellenza per confermare una leadership di mercato a livello italiano, europeo e mondiale.

Dall’Amarone al Franciacorta, dal Valpolicella al Prosecco Conegliano-Valdobbiadene, il primo polo vitivinicolo italiano è formato da aziende riconosciute a livello internazionale sia in termini di DOC/DOCG, che di domanda da parte dei consumatori. Il ruolo del Nordest nel settore non si esaurisce nella forza competitiva internazionale dei vini, ma rappresenta un forte elemento di propulsione in termini di sostegno all’innovazione nei settori collegati e di attivazione di reti di filiera, dalla subfornitura fino alla logistica e alla commercializzazione. Nella classifica dei primi trenta distretti italiani per volumi di crescita dell’export, si sono posizionati, nel 2016, ben 12 distretti del Triveneto, sviluppando oltre 27 miliardi di euro di esportazioni, quasi un terzo del totale nazionale.

Pio De Gregorio, Head of Industry Trend & Benchmarking Analysis di UBI Banca, ha analizzato nell’ambito della ricerca la solidità economico-finanziaria delle imprese vitivinicole del Nordest, basandosi su un campione di aziende suddiviso in tre cluster: le aziende integrate, vale a dire quelle che svolgono tutte le fasi di filiera (dalla coltivazione dei vigneti alla vendita del prodotto finito), le aziende non integrate e le società cooperative. L’elaborazione dei dati di bilancio ha messo in luce che le aziende integrate presentano la redditività operativa più elevata, ma sembrano essere quelle più penalizzate dalla proprietà dei vigneti dal momento che ciò accresce la loro intensità di capitale. Tuttavia si stima che nel corso degli ultimi 15 anni il valore dei vigneti italiani sia cresciuto all’incirca del 50% e sono oggi considerati un’area di investimento al pari di altri settori immobiliari. I vigneti delle Tre Venezie e della Franciacorta hanno registrato una crescita di valore persino maggiore del dato nazionale. Questa rivalutazione è certamente dovuta ai crescenti riconoscimenti ottenuti dai vini di questi territori sui mercati internazionali, in termini di attestati di qualità e di richiesta, ma anche a fattori extra-economici legati alla valorizzazione paesaggistica e al connesso sviluppo turistico degli stessi territori.

La crescita di valore dei terroir di pregio ha spinto i player di primissimo livello a identificare nei vigneti un’area di investimento al pari di altri settori immobiliari; questo sta spingendo i valori dei vigneti di pregio ulteriormente verso l’alto, rendendo sempre più dispendioso per gli operatori del settore portare avanti quel processo di consolidamento che sempre più appare come condizione necessaria per continuare a elevare i ritorni economici dell’attività vitivinicola italiana.

I settori dell’indotto collegati in modo specialistico alla vitivinicoltura rappresentano anch’essi eccellenze imprenditoriali, ma valgono, sotto il profilo economico e imprenditoriale, decine di volte di più dei consumi generati dalla vitivinicoltura di qualità del Nordest: un modello di eccellenza che, partendo dal vino, si è esteso ad altri business, diventando fonte di innovazione per i settori dell’indotto vitivinicolo.

Quello del vino è quindi un settore trainante per il nostro Paese, ma deve migliorare, a cominciare dal prezzo: oggi il vino italiano viene venduto a 273 euro per ettolitro contro i 589 della Francia e i 287 della media mondiale.

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