Alla 12ª riunione del Comitato del Codex sui contaminanti negli alimenti (CCCF), che si è tenuta dal 12 al 16 marzo 2018 a Utrecht, Paesi Bassi, si è discusso della revisione dei limiti massimi di piombo negli alimenti, compreso quello per il vino e di ridurre il limite massimo del Codex dagli attuali 0,20 mg/kg a 0,05 mg/kg.
Verso una riduzione del limite di piombo nei vini all'interno del Codex Alimentarius, che è l'insieme di linee guida e codici di buone pratiche, standardizzate a livello internazionale, che contribuisce al miglioramento della sicurezza, qualità e correttezza del commercio mondiale di alimenti il cui obiettivo primario è quello di proteggere la salute dei consumatori. Biotecnologie, pesticidi, additivi e contaminanti alimentari sono tra i principali argomenti in discussione durante le riunioni del Codex i cui standard, pur essendo solo raccomandazioni per applicazioni volontarie degli stati membri, sono utilizzati spesso come base per la legislazione sanitaria nei vari paesi.
Tra i punti all’ordine del giorno della riunione, le delegazioni degli Stati membri presenti hanno discusso della revisione dei limiti massimi di piombo negli alimenti, compreso quello per il vino. In tal senso, il gruppo di lavoro istituito nel 2017 ha raccomandato di ridurre il limite massimo del Codex dagli attuali 0,20 mg/kg a 0,05 mg/kg.
Il coordinatore scientifico dell’OIV, (Organizzazione internazionale della vigna e del vino), Jean-Claude Ruf, e le diverse delegazioni, hanno fatto però notare che i dati considerati dal gruppo di lavoro telematico comprendono quelli relativi a bevande diverse dai vini d’uva. Per stabilire dei limiti massimi sarebbe altrettanto opportuno tenere in considerazione le caratteristiche specifiche di alcuni tipi di vino, quali i vini fortificati. Jean-Claude Ruf ha fatto presente che l'OIV ha adottato da alcuni anni diverse raccomandazioni relative al piombo nei vini, in particolare, quelle riferite al 1996 dove fu stabilito un limite massimo di 0,20 mg/L che è stato approvato dal Codex nel 2001. Nel 2006 l’OIV ha stabilito un nuovo limite massimo di 0,15 mg/L, che è tuttora in vigore.
L’OIV, attraverso il suo rappresentante, ha portato l’attenzione del CCCF sul fatto che un limite troppo basso, basato esclusivamente su un’analisi statistica dei campioni e che non è specificamente giustificato da un punto di vista strettamente sanitario, potrebbe avere conseguenze notevoli sul commercio internazionale. Sulla base dei dati del gruppo di lavoro, un limite massimo di 0,05 mg/kg porterebbe all'eliminazione di circa il 3% dei vini, ovvero 7,5 milioni di ettolitri di vino che verrebbero esclusi dal commercio vinicolo internazionale e, in particolare, all'esclusione di una quota importante dei vini fortificati (24%). Il rappresentante ha inoltre sottolineato che l’OIV prosegue i suoi lavori al riguardo e che, in particolare, ha già avviato una discussione sulla possibile riduzione del limite attuale (0,15 mg/L) e ha invitato il CCCF a tenere in considerazione i nuovi lavori dell’OIV su questo argomento al fine di evitare in futuro duplicazioni o incoerenze relative limiti potenziali.
Dopo averne discusso, e dopo aver tenuto conto di tutte le informazioni, in particolare quelle menzionate dall’OIV, il CCCF, su proposta della sua presidente, ha deciso di rinviare il dibattito sul limite massimo di piombo nel vino al prossimo anno.
Il gruppo di lavoro presieduto dagli Stati Uniti è stato riconfermato su questo argomento ed è stato spronato a valutare la specificità dei vini fortificati.
Inoltre, il Comitato ha convenuto l’avvio di un nuovo lavoro di revisione del Codice delle pratiche per la prevenzione e la riduzione della contaminazione da piombo negli alimenti, adottato dal Codex nel 2004 (CAC / RCP 56-2004) al fine di integrare i mezzi di riduzione del contenuto di piombo nei vini.
Il CCCF ha deciso inoltre di presentare alla Commissione del Codex per l’adozione finale una riduzione del limite massimo di piombo nel succo d’uva da 0,05 mg/kg a 0,04 mg/kg.
Verso una riduzione del limite di piombo nei vini all'interno del Codex Alimentarius, che è l'insieme di linee guida e codici di buone pratiche, standardizzate a livello internazionale, che contribuisce al miglioramento della sicurezza, qualità e correttezza del commercio mondiale di alimenti il cui obiettivo primario è quello di proteggere la salute dei consumatori. Biotecnologie, pesticidi, additivi e contaminanti alimentari sono tra i principali argomenti in discussione durante le riunioni del Codex i cui standard, pur essendo solo raccomandazioni per applicazioni volontarie degli stati membri, sono utilizzati spesso come base per la legislazione sanitaria nei vari paesi.
Tra i punti all’ordine del giorno della riunione, le delegazioni degli Stati membri presenti hanno discusso della revisione dei limiti massimi di piombo negli alimenti, compreso quello per il vino. In tal senso, il gruppo di lavoro istituito nel 2017 ha raccomandato di ridurre il limite massimo del Codex dagli attuali 0,20 mg/kg a 0,05 mg/kg.
Il coordinatore scientifico dell’OIV, (Organizzazione internazionale della vigna e del vino), Jean-Claude Ruf, e le diverse delegazioni, hanno fatto però notare che i dati considerati dal gruppo di lavoro telematico comprendono quelli relativi a bevande diverse dai vini d’uva. Per stabilire dei limiti massimi sarebbe altrettanto opportuno tenere in considerazione le caratteristiche specifiche di alcuni tipi di vino, quali i vini fortificati. Jean-Claude Ruf ha fatto presente che l'OIV ha adottato da alcuni anni diverse raccomandazioni relative al piombo nei vini, in particolare, quelle riferite al 1996 dove fu stabilito un limite massimo di 0,20 mg/L che è stato approvato dal Codex nel 2001. Nel 2006 l’OIV ha stabilito un nuovo limite massimo di 0,15 mg/L, che è tuttora in vigore.
L’OIV, attraverso il suo rappresentante, ha portato l’attenzione del CCCF sul fatto che un limite troppo basso, basato esclusivamente su un’analisi statistica dei campioni e che non è specificamente giustificato da un punto di vista strettamente sanitario, potrebbe avere conseguenze notevoli sul commercio internazionale. Sulla base dei dati del gruppo di lavoro, un limite massimo di 0,05 mg/kg porterebbe all'eliminazione di circa il 3% dei vini, ovvero 7,5 milioni di ettolitri di vino che verrebbero esclusi dal commercio vinicolo internazionale e, in particolare, all'esclusione di una quota importante dei vini fortificati (24%). Il rappresentante ha inoltre sottolineato che l’OIV prosegue i suoi lavori al riguardo e che, in particolare, ha già avviato una discussione sulla possibile riduzione del limite attuale (0,15 mg/L) e ha invitato il CCCF a tenere in considerazione i nuovi lavori dell’OIV su questo argomento al fine di evitare in futuro duplicazioni o incoerenze relative limiti potenziali.
Dopo averne discusso, e dopo aver tenuto conto di tutte le informazioni, in particolare quelle menzionate dall’OIV, il CCCF, su proposta della sua presidente, ha deciso di rinviare il dibattito sul limite massimo di piombo nel vino al prossimo anno.
Il gruppo di lavoro presieduto dagli Stati Uniti è stato riconfermato su questo argomento ed è stato spronato a valutare la specificità dei vini fortificati.
Inoltre, il Comitato ha convenuto l’avvio di un nuovo lavoro di revisione del Codice delle pratiche per la prevenzione e la riduzione della contaminazione da piombo negli alimenti, adottato dal Codex nel 2004 (CAC / RCP 56-2004) al fine di integrare i mezzi di riduzione del contenuto di piombo nei vini.
Il CCCF ha deciso inoltre di presentare alla Commissione del Codex per l’adozione finale una riduzione del limite massimo di piombo nel succo d’uva da 0,05 mg/kg a 0,04 mg/kg.
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