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Vino&Ricerca. Identificata causa della mutazione che ha dato origine alla varietà di uva Tempranillo Bianco

Il caso di Tempranillo bianco è il primo individuato nelle piante e, in particolare, nella vite. I risultati dello studio dell'Istituto Scienze della vigna e del vino (ICVV) della Rioja in Spagna sono stati pubblicati nella rivista Plant Physiology.

Ricercatori presso l'Istituto di Scienze della vigna e del vino hanno identificato la causa della mutazione genetica delle uve Tempranillo che ha generato la varietà Tempranillo Bianco. Si tratta di un fenomeno chiamato Cromotripsi e la pubblicazione scientifica con i risultati dello studio che lo attestano, sono stati pubblicati nel numero di ottobre 2017 della rivista Plant Physiology, una pubblicazione scientifica pubblicata dalla American Society of Plant Biologists.

Il Tempranillo è la varietà a bacca rossa tra le più importanti in Spagna. Le aree vinicole interessate da questo vitigno in particolare sono, oltre alla Rioja, Rueda, Toro e la Ribera del Duero, dove prende il nome di Tinto Fino. Le uve tempranillo hanno buccia spessa e ricca di tannini, caratteristiche queste che apportano contributi fondamentali in termini di colore, longevità ed intensità di aromi e che generano di fatto i vini più prestigiosi di tutto il Paese. Per comprendere il valore e la qualità di questo vitigno, basta citare il nome del celebre e rinomato “Unico” di Vega-Sicilia, un vino che ha portato l'enologia Spagnola ai vertici della vitivinicoltura mondiale. Sta di fatto che negli anni '80 il tempranillo fu investito da una grande notizia: in un vigneto della Rioja trovarono il primo esemplare di Tempranillo bianco. Si trattava di una mutazione, fu scoperto in seguito, ed oggi un gruppo di ricerca dell'ICVV ne ha identificato la causa.

Tutto ebbe inizio con un evento "catastrofico", a livello cromosomico, beninteso. Un fenomeno che implicò la massiccia frammentazione dei cromosomi che fanno parte del genoma della pianta. Lo ha scoperto il gruppo di ricerca, guidato da José Miguel Martínez Zapater, che ha trovato l'origine della perdita spontanea di colore grazie a sequenziamento del DNA di una pianta campione, confrontando successivamente i genomi di Tempranillo della varietà rossa con quella bianca. Si trattava di riorganizzazioni complesse del genoma della pianta a seguito di un unico evento "catastrofico”, appunto, in cui interi cromosomi vennero distrutti.

La particolare tipologia del danno fece pensare che esso non sia stato dovuto ad un accumulo di una serie di mutazioni protratto gradatamente nel tempo, ma piuttosto a un singolo terribile evento denominato Cromotripsi, in cui il cromosoma si è letteralmente polverizzato in decine o centinaia di frammenti, poi maldestramente riassemblati dalla cellula. I frammenti cromosomici risultanti vengono infatti riordinati in modo casuale, tanto che talvolta una parte dell'informazione genetica viene persa. Questo rimodellamento ha provocato appunto, nel Tempranillo bianco, la perdita di informazione genetica tra cui i geni necessari per accumulare nelle bucce gli antociani, i pigmenti responsabili del colore dell'uva.

Lo studio dell'Istituto Scienze della vigna e del vino (ICVV) mostra che la cromotripsi può accadere in modo naturale durante la crescita delle piante, le specie legnose in particolare, come nel caso della vite che ha una propagazione vegetativa ultracentenaria.

Anche se il cambiamento più evidente è il colore dell'uva, ci sono altre conseguenze associate a questo fenomeno, come la riduzione della vitalità riproduttiva del polline e della cellula uovo dei fiori. Questo ha comportato nel Tempranillo bianco un numero minore di semi e la conseguente maggiore difficoltà per il processo di sviluppo del frutto, soprattutto in presenza di condizioni meteorologiche avverse intorno al periodo di fioritura.

Questi risultati mostrano, da un lato, l'interesse per la ricerca di ulteriori varianti di colore della varietà Tempranillo e dall'altro, che tali drastici cambiamenti a livello del genoma possono essere sfruttati e generare la possibile elaborazione di nuovi prodotti.

Il primo esemplare di Tempranillo bianco, generato da questa mutazione, è stato originariamente rilevato in un vigneto a Murillo di Rio Leza (DOCA Rioja), alla fine degli anni ottanta. Viste le sue puculiari caratteristiche, si è iniziato, a partire dalle gemme di un tralcio della pianta, a riprodurlo ottenendo di fatto vini bianchi dal grande potenziale enologico. Oggi il Tempranillo bianco è diffuso per 800 ettari di vigneti a Denominazione di Origine (DOCa) Rioja.

Il gruppo di ricerca responsabile dello studio è composto da José Miguel Martínez Zapater, Pablo Carbonell-Bejerano, Carolina Royo, Rafael Torres-Perez, Jerome Grimplet, Lucie Fernandez, José Manuel franco-Zorrilla, Diego Lijavetzky, Elisa Baroja, Juana Martinez, Enrique García-Escudero e Javier Ibáñez.

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