Cambiamenti climatici. Il settore del Cognac guarda al futuro con nuove varietà di vitigni resistenti
Quattro varietà di vite resistenti ottenute da incroci con l'Ugni Blanc, vitigno per eccellenza impiegato nella produzione del Cognac. L'annuncio in occasione di una giornata dedicata alla stampa organizzata dall''Ufficio Interprofessionale Nazionale del Cognac, in presenza di INRA e IFV.
Prendere in considerazione la conservazione e la difesa dell'ambiente e garantire uno sviluppo economico sostenibile, attuando pratiche viticole che vedono in primis la riduzione dell'uso di fitosanitari. In questa direzione si sta muovendo l'industria del Cognac che vede nell'innovazione varietale e gestione della filiera del programma Référentiel Viticulture Durable Cognac, i strumenti chiave per affrontare questa priorità.
Varietà resistenti una forte leva per ridurre l'uso dei fitosanitari
Nei primi anni 2000, il Cognac National Interprofessional Bureau (BNIC), un reparto di ricerca e sviluppo del settore del Cognac, ha realizzato diversi programmi di ricerca in collaborazione con l'Istituto Nazionale per la Ricerca Agricola (INRA) con l'obbiettivo di creare e selezionare varietà di vite resistenti a malattie come peronospera, oidio e muffa grigia allo scopo di ridurre di oltre il 90% l'utilizzo della chimica nel vigneto e le cui uve corrispondano oltremodo alle aspettative qualitative atte a produrre vino base con un profilo organolettico idoneo alla produzione del Cognac. In sostanza devono avere le stesse caratteristiche dell'Ugni Blanc, quali produttività, acidità elevata e basso contenuto di zucchero, unite ad un ciclo vegetativo che meglio si adatti al cambiamento climatico.
Un nuovo passo verso varietà resistenti
Da una popolazione di 43 incroci ottenuti da vitigno Ugni Blanc (genitore), sono state selezionate quattro varietà di vite resistenti che per le loro attitudini agronomiche e tecnologiche sono risultate quelle più adatte alla produzione di Cognac. Queste nuove varietà di uva sono state piantate nel 2015 su campi sperimentali ed il primo raccolto è previsto nei prossimi giorni. Ma saranno necessari tre raccolti per verificare la loro idoneità alla produzione del distillato. Parallelamente queste varietà di uva saranno piantate in campi di circa 1 ha, per testare le loro attitudini ad essere utilizzate in larga scala, come parte del programma nazionale OsCaR, coordinato da INRA. L'impianto dei vigneti inizierà nel 2018 e terminerà nel 2020. I risultati ottenuti serviranno poi a costituire un dossier per l'iscrizione nel catalogo delle varietà coltivate.
Una nuova generazione di varietà di uva già nel vivo della sperimentazione
Nel 2011-2012 fu istituito un altro programma di ricerca in collaborazione con l'INRA e l'Istituto Francese del Vino (IFV) con l'obbiettivo di ottenere e selezionare nuove incroci che incorporano diversi geni sia per la resistenza all'oidio sia alla peronospera (resistenza piramidale) che potrebbero essere disponibili nel 2030.
Quella del Cognac è una filiera dinamica, da sempre attenta alla conservazione dell'ambiente ed in grado di assicurare una redditività a lungo termine grazie ad uno dei prodotti più conosciuti ed apprezzati al mondo. Un indotto economico per il Paese che si traduce con un fatturato di 3 miliardi di euro e di oltre il 98% di volumi esportati in 160 paesi.
Prendere in considerazione la conservazione e la difesa dell'ambiente e garantire uno sviluppo economico sostenibile, attuando pratiche viticole che vedono in primis la riduzione dell'uso di fitosanitari. In questa direzione si sta muovendo l'industria del Cognac che vede nell'innovazione varietale e gestione della filiera del programma Référentiel Viticulture Durable Cognac, i strumenti chiave per affrontare questa priorità.
Varietà resistenti una forte leva per ridurre l'uso dei fitosanitari
Nei primi anni 2000, il Cognac National Interprofessional Bureau (BNIC), un reparto di ricerca e sviluppo del settore del Cognac, ha realizzato diversi programmi di ricerca in collaborazione con l'Istituto Nazionale per la Ricerca Agricola (INRA) con l'obbiettivo di creare e selezionare varietà di vite resistenti a malattie come peronospera, oidio e muffa grigia allo scopo di ridurre di oltre il 90% l'utilizzo della chimica nel vigneto e le cui uve corrispondano oltremodo alle aspettative qualitative atte a produrre vino base con un profilo organolettico idoneo alla produzione del Cognac. In sostanza devono avere le stesse caratteristiche dell'Ugni Blanc, quali produttività, acidità elevata e basso contenuto di zucchero, unite ad un ciclo vegetativo che meglio si adatti al cambiamento climatico.
Un nuovo passo verso varietà resistenti
Da una popolazione di 43 incroci ottenuti da vitigno Ugni Blanc (genitore), sono state selezionate quattro varietà di vite resistenti che per le loro attitudini agronomiche e tecnologiche sono risultate quelle più adatte alla produzione di Cognac. Queste nuove varietà di uva sono state piantate nel 2015 su campi sperimentali ed il primo raccolto è previsto nei prossimi giorni. Ma saranno necessari tre raccolti per verificare la loro idoneità alla produzione del distillato. Parallelamente queste varietà di uva saranno piantate in campi di circa 1 ha, per testare le loro attitudini ad essere utilizzate in larga scala, come parte del programma nazionale OsCaR, coordinato da INRA. L'impianto dei vigneti inizierà nel 2018 e terminerà nel 2020. I risultati ottenuti serviranno poi a costituire un dossier per l'iscrizione nel catalogo delle varietà coltivate.
Una nuova generazione di varietà di uva già nel vivo della sperimentazione
Nel 2011-2012 fu istituito un altro programma di ricerca in collaborazione con l'INRA e l'Istituto Francese del Vino (IFV) con l'obbiettivo di ottenere e selezionare nuove incroci che incorporano diversi geni sia per la resistenza all'oidio sia alla peronospera (resistenza piramidale) che potrebbero essere disponibili nel 2030.
Quella del Cognac è una filiera dinamica, da sempre attenta alla conservazione dell'ambiente ed in grado di assicurare una redditività a lungo termine grazie ad uno dei prodotti più conosciuti ed apprezzati al mondo. Un indotto economico per il Paese che si traduce con un fatturato di 3 miliardi di euro e di oltre il 98% di volumi esportati in 160 paesi.
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