Export: Sarà la cucina a guidare il successo del vino
italiano di qualità
L'OnTrade come chiave di successo
Il vino italiano non può ancora competere con quello
francese. Bordeaux e Borgogna restano largamente in testa nella classifica dei
vini più bevuti dagli asiatici. Ma sarà proprio la cucina, un altro dei nostri
più famosi export, a fare da traino al vino italiano e a guidarne le vendite.
Sembrerebbe questa la strada giusta da percorrere per mettere in risalto la grande qualità del
vino del Belpaese, qualità da primi della classe.
Si dice spesso che mentre i vini francesi sono più popolari
a Hong Kong, è la cucina italiana che domina la scena della ristorazione. Sebbene
alcuni dei ristoranti più prestigiosi della città, come Pétrus e l'Atelier de
Joël Robuchon, sono di sapore francese, sono i ristoranti italiani che superano
per numero e tipologia di cucina quelli francesi. Open Rice, una guida di
ristoranti on-line, ha fatto una recenzione di ben oltre 800 ristoranti
italiani rispetto ai soli 427 francesi. Su queste basi, anche se attualmente è
il vino francese a coprire il ruolo di capofila ci si può facilmente aspettare in breve una
netta rimonta del vino italiano.
Eppure i dati tra il 2010 e il 2013 mostrano che l'Italia è
solo sesta in termini di esportazioni in volume, dietro l'Australia, gli Stati
Uniti, Cile e Spagna. Nel 2013 l'Italia ha esportato 299.000 casse da nove
litri ad Hong Kong, dietro le 382.000 di Spagna e 437.000 di Cile. In termini
di importazioni di valore l'Italia rimane però più in alto ma ancora dietro agli
Stati Uniti e l’Australia, ed in corsa per essere raggiunta da Spagna e Cile.
Lo scorso anno in Giappone sono state importate 3,6 milioni casse di vino italiano con un incremento del 101,6% rispetto al 2013. Stevie
Kim, amministratore delegato di Vinitaly International, è stata chiara riguardo
la situazione, affermando: "Il
mercato del vino italiano in Asia nel suo complesso è ancora abbastanza piccolo
rispetto a Stati Uniti o Europa, e nell’ambito di Vinitaly chi è interessato ai
vini italiani rappresenta solo un decimo della quota di mercato dei vini
importati ad Hong Kong ed in Cina."
“L'Italia ha sempre fatto fatica a trovare nuovi mercati e ciò
è dovuto alla moltitudine di varietà, che se da un lato esprimono un identità
territoriale, dall’altro, in un contesto di export e quindi di riconoscibilità,
lasciano perplesso il consumatore straniero che le trova difficili da
pronunciare - e peraltro presentate
sempre a livello regionale - tolgono l'enfasi che aiuta a dare una spinta
promozionale a livello nazionale.”
Tuttavia, in Asia almeno, ci sono due fattori che contano in
favore dell’Italia. L’Asia ama il vino rosso e l'Italia (nonostante alcune
eccellenze bianche) è un paese da vino rosso. Inoltre, per chi produce gli ormai
famosi SuperTuscan - che utilizzano varietà bordolesi nell’uvaggio e quindi più
familiari - sarà più facile presentare questa categoria di vini ai consumatori,
e che secondo Josh Rubenstein - capo del commercio all'ingrosso di Berry Bros
& Rudd - sono un "ottimo punto di partenza".
Questi due aspetti, aggiunge Kim, hanno "grandi
potenzialità e forti segnali di crescita". L’Asia ha un crescente
interesse per nuovi vini, sapori e conoscenze, e l'Italia - come molti altri
paesi - può sicuramente guardare avanti per futuri successi.
Crescita top-down
Attualmente il successo, come per gran parte del commercio
in Asia, si basa su vini di fascia alta. Kim osserva: "Il tasso di
crescita dei consumi cinesi di vino rosso è stato astronomico, fino al 136% in
cinque anni. Quindi, è chiaro che fino ad ora la nostra punta di diamante sono
i vini rossi, in particolare quelli provenienti da Toscana e Piemonte."
“Questa tesi è sostenuta anche da molti importanti
commercianti di vino. Estelle Fuselier, senior marketing manager per il Gruppo
Altaya e Ross Eva Fine & Rare capo
di Asia-Pacifico confermano che queste regioni sono tra le più ricercate.”
“I Top Seller restano i brand come Sassicaia e Tignanello ed
i grandi Barolo piemontesi a nome di Conterno o Giacosa, vere e proprie icone e
vanto del bere di eccellenza italiano. Al Fine & Rare abbiamo fatto un
grande lavoro di ricerca nel creare una nostra selezione italiana e che vede in
particolare la presenza di Piemonte e Toscana. Il successo della vendemmia 2010
sia di Barolo che di Brunello ha attratto molti clienti verso i vini di queste
due regioni. Già il Brunello dell’annata 2010, in commercio ora e nei prossimi
mesi, si sta vendendo molto bene."
Rubenstein rileva anche la grande popolarità di alcuni vini
come il Brunello dove solo 500 casse erano disponibili e che sono andate
letteralmente "a ruba", mentre più recentemente, "vediamo un
interesse ad esplorare varietà di Barolo di sub-regioni ed una domanda per i
vini biodinamici provenienti fuori dai soliti sentieri battuti. Tutto ciò è
emozionante e ci invita a cercare nuove realtà di un numero sempre maggiore di
regioni italiane, con tipologie di uva diverse e nuovi tratti di
personalità".
Per Berry Bros & Rudd l'Italia, in questi ultimi anni, è
l’obiettivo chiave del suo portafoglio. Cellina Chan responsabile delle vendite
di Justerini & Brooks ad Hong Kong, riferisce che nella maggior parte dei
casi, "la domanda è più rivolta verso il singolo produttore piuttosto che
alla grande distribuzione, tanto più che, essendo le varietà di uve per i vini
italiani più complicate di quelle dei vini francesi, i clienti tendono ad
acquistare direttamente dal produttore con cui hanno più familiarità.”
Ma oltre ai vini rossi, in Asia, chi sta riscuotendo una
crescente popolarità è senza dubbio il Prosecco, ma anche un po’ di
Franciacorta - Lachapèle osserva la crescente presenza del brand Bellavista in
Giappone e Fuselier conferma che il marchio suscita molta curiosità anche ad
Hong Kong. Ci sono importanti aziende vinicole italiane che credono nel
forte richiamo di vini come il Prosecco DOC / DOCG, per la sua capacità di
coinvolgere la classe media ed i nuovi arrivati nel mondo del vino, con il suo
sapore fruttato e il suo prezzo favorevole. Anche il Moscato sembra fare bene per
le sue caratteristiche di facile bevibilità. Come anche - afferma Rubenstein - “Chianti
e Pinot Grigio, che i consumatori asiatici stanno scoprendo e riscoprendo”.
Gianluca Bisol, presidente e CEO di Bisol, afferma che la
tendenza degli ultimi anni per il Prosecco è sia per la versione brut che
quella Extra Dry. Mentre Giuseppe di Gioia, direttore vendite per
l'esportazione di Zonin, dice che c'è "grande attenzione" per il
Prosecco in Giappone e mercati asiatici del sud-est. D’altro canto, anche se vi
è un "aumento di interesse...su tutta la gamma - dal bere per tutti i giorni
sino ai grandi vini icona, la maggior parte dei vini italiani rimangono pur
sempre un "interesse di nicchia".
Secondo Kim invece l’Asia, "dimostra ancora di essere
un obiettivo importante per molti produttori italiani", aiutati dal favore
dei finanziamenti europei. BBR ha portato oltre sette viticoltori lo scorso
novembre, insieme al buyer David Berry. E’ stato soprannominato il "Grand
Tour italiano", e Rubenstein ha aggiunto che è stata una rivelazione da
parte dei produttori vedere la "conoscenza e la comprensione dei nostri
consumatori locali.”
"Vinitaly, vuole anche essere sostegno in questo senso,
"con l’impegno di contribuire alla creazione di nuovi ambasciatori del
vino italiano", - come ha spiegato Kim anche alla presentazione romana del
prossimo Vinitaly - e cioè di un corso di certificazione durante la kermesse veronese, che avrà lo
scopo di creare una squadra di certificati "Ambasciatori del Vino
Italiano" ed "Esperti di Vino Italiano". E diversi professionisti
del vino cinesi da Hong Kong hanno già aderito all’iniziativa.
In Asia la tendenza del consumo di vino è quella di essere
relativamente bassa in volume ma enormemente alta in valore. Il legame che si instaura tra commerciante e
cliente diventa sempre più significativo e consente alle piccole e più
interessanti cantine d’Italia di costruire un rapporto più diretto e basato sostanzialmente
da un legame da veri appassionati. Come commenta Rubenstein: "La maggior
parte del nostro business si concentra con i clienti privati, sia che siano collezionisti
o che preferiscono un vino per tutti i giorni. Quello che acquistano dipende da
come i loro gusti possono evolvere nel tempo e l’apertura verso nuovi prodotti che
invitiamo a provare. A volte è più facile scoprire i vini attraverso una
degustazione, un evento o in un Wine Club, e magari farsi sorprendere da
qualcosa di nuovo".
Ma il fattore guida, il cuore pulsante del commercio di
vino di qualsiasi tipo in quasi ogni mercato asiatico, è e rimane l’on-trade, e cioè l’acquisto di vino
all'interno dei luoghi dove viene consumato [ndt]. Come spiega Kim: "Il
commercio on-trade costituisce il canale di distribuzione leader nel mercato
del vino cinese e che rappresenta una quota di più del 50% sul volume totale
del mercato."
Rubenstein continua: "L'on-trade è lo strumento più efficace
per la crescita del nostro business, ed è molto gratificante per noi vedere i
vini, che abbiamo scelto di importare, consumati nei ristoranti sotto la cura
di talentuosi professionisti del vino. I nostri produttori amano sapere che i
loro vini vengono degustati con dell’ottimo cibo in un contesto conviviale tra
amici.”
Jacopo Pandolfini in qualità di direttore regionale in
Asia-Pacifico di Antinori, ha commentato: "In generale, le persone si
stanno rendendo conto che l'Italia può offrire un buon rapporto qualità-prezzo per
i vini di fascia alta. Se vi piacciono i vini migliori di Bordeaux e Borgogna
allora un ottima alternativa è quella di acquistare un vino italiano di pari
qualità ad un quinto del prezzo. Nessun altro paese all’interno del mercato
asiatico può fare meglio. I nostri grandi vini hanno già un mercato; tempo e
crescente conoscenza porterà il resto. Se in questo momento sono le tre "B"
le più popolari, Barolo, Barbaresco e Brunello, siamo sulla buona strada per
proporre una doppia "A": Amarone e Aglianico.
Commenti
Posta un commento