Sky Wine 2013 e la scoperta delle virtù friulane: dal "castiga"
lingue Tazzelenghe al solitario e senza macchia Schioppettino
Due vitigni autoctoni friulani di antica memoria, quasi persi
per poi essere riscoperti negli ultimi decenni così come sono sopravvissuti nei
secoli, rafforzandosi da soli, senza aiuti da parte dell’uomo, grazie al tipo
di terreno e al clima particolarissimi di una piccola area dei Colli Orientali
del Friuli. sono prodotti in limitate quantità.
La memoria ritorna allo Schioppettino che Mario Soldati nel
suo Vino al Vino definì - un solitario senza macchia - campione pressoché unico,
tra i vini, di quella virtù sconosciuta che l'Alfieri, tra le umane grandezze,
giudicava forse la più grande.
Come pure il Tazzelenghe, aggiungo, super tannico
taglialingua, che è un altro nome storico di quell’identità friulana che mai
andrà perduta.
Da questi vitigni si ricavano vini eccezionali che hanno la caratteristica
di rivelarsi al palato regalando un insieme e una sequenza di sapori diversi.
Sono vini questi che non
vanno però bevuti subito, bisogna aspettare, deve passare il tempo prima
di poterne cogliere la vera essenza, loro si concedono solo a chi non è impaziente. Sono come cavalli selvaggi difficili da domare e non si
possono affrontare almeno prima di due anni di maturazione.
Lo Schioppettino è anche conosciuto con il nome di Ribolla
nera o Pokalça, l'origine del nome è incerta, probabilmente il nome
onomatopeico, deriva dal fatto che lo Schioppettino, caratterizzato da elevata
acidità fissa, dopo essere stato imbottigliato da giovane e aver quindi
completato la fermentazione malolattica in bottiglia, diventava leggermente
frizzante, dando l'impressione, sia all'udito che in bocca, di scoppiettare a
causa dell'anidride carbonica sviluppata.
Si suppone inoltre che lo "schioppettare " fosse
prodotto dall'uva matura alla masticazione, caratterizzata da una buccia tesa e
spessa.
Attualmente il vitigno è coltivato principalmente nel comune
di Prepotto all'interno del quale è stata riconosciuta, con decreto del giugno
2008, la sottozona denominata "Schioppettino di Prepotto".
Recenti indagini sul DNA hanno poi rilevato la sua somiglianza genetica col Refosco Nostrano.
Ed eccoli qua ora entrambi, questi due fuoriclasse di razza,
in degustazione nell'elegante allestimento alla Torre Pontina, i simpatici e schietti produttori Antonella
e Fabrizio Cantarutti dell’omonima azienda, mi omaggiano nell’offrirmi all’assaggio
un pezzo di storia friuliana che io umilmente e con rispetto degusto nel bicchiere.
Il loro Schioppettino 2003 si presenta di un bel colore rosso
rubino carico e brillante, inconfondibile al naso il sentore del pepe, che si
mescola ad altre note speziate: noce moscata, chiodi di garofano che poi si ritrovano
in bocca, dove il vino aprendosi ti
avvolge in sensazioni di estrema morbidezza e grande equilibrio con un finale lungo, piacevole e di
sorprendente pienezza.
Da abbinare sicuramente con carni rosse e selvaggina, ma
anche a salumi e formaggi ben stagionati.
www.cantaruttialfieri.it/ |
(*) Il Tazzelenghe 2003 già nel bicchiere non dimostra l’età che
ha, il suo è ancora un bel colore rubino con riflessi violacei che potrebbe
trarre in inganno, ma aprendosi al naso e poi in bocca ti accorgi che il legno
ed il tempo hanno svolto un ottimo lavoro,
un cavallo ancora in parte selvaggio nei suoi graffianti tannini ma che ben si
fondono in grande equilibrio con la ricchezza del frutto, un vino di territorio
da non dimenticare, di grande stoffa e solida struttura.
Abbinamenti
consigliati un buon divano, il libro preferito e un sottofondo di musica jazz,
altrimenti puntare ai piatti di tradizione come i blecs col sugo di lepre o al
cinghiale in umido con polenta di farro o ancora sul del Montasio stagionato.
Prosit.
Foto Fabio Pompili, littleitaly.entertainment@gmail.com |
To be continued
(*) Errata corrige: il Tazzelenghe 2003 degustato non viene prodotto dall'Azienda Cantarutti
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