Un Pinot Nero con l'accento Toscano |
Questo articolo vuole essere un aggiornamento del precedente
“Vini di Vignaioli, gli artigiani del Vino Naturale si incontrano alla Città
dell’altra Economia”, nel viaggio virtuale attraverso le regioni d’Italia
incontrate alla manifestazione ho purtroppo passato la Toscana, era troppo
tardi, non sono potuto tornare indietro, ma ci vado oggi, direttamente e senza
soste stavolta.
La Cooperativa Voltumna è una giovane realtà.
Siamo a Dicomano un piccolo paese del Mugello sull’Appennino
Toscano non lontano da Firenze.
Una dorsale ricca di gente semplice, di bellezze naturali
ancora incontaminate, ma anche di difficoltà climatiche, dove la temperatura è
spesso di 4-5 gradi in meno rispetto alle normali zone vinicole, dove la gente
crede ancora in quello che fa ed è orgogliosa di portare avanti le esperienze,
fatte di piccoli successi e tanti sacrifici.
Un Manifesto ambizioso forse, quello di questa Cooperativa,
ma semplice ed efficace, costruire un progetto collettivo dove si possa sperimentare
la passione per l’agricoltura in un continuo e naturale confronto tra uomo e
natura, una comprensione della vitalità della terra senza che questa venga
forzata e dove il lavoro dei singoli unendosi si sviluppi superando il predominio
di un’agricoltura intensiva.
La Cooperativa Voltumna, lo ricordo utilizza i metodi di
coltivazione biologica spingendola verso quelli biodinamici, i vitigni sono
Sangiovese e Pinot Nero.
Tre tipologie di vino, Sangiovese in purezza, Pinot Nero in
purezza ed un blend di Sangiovese e Pinot Nero.
All’assaggio il loro Querciolo 2010 igt un Sangiovese in
purezza è forse risultato ancora troppo giovane per essere apprezzato in pieno,
ma è tipico per questo vitigno, e comunque rispecchia bene i sangiovese di
razza, aldilà di una zona che, per gli aspetti climatici, si
differenzia rispetto ad altre zone più vocate.
Un altra marcia per il Pinot Nero che in queste zone ha
trovato un suo habitat naturale e anche se non ha l’accento francese, non aspettiamoci
un Borgogna, ha però l’anima toscana di grande tipicità, sicuramente negli anni
a venire svilupperà una sua propria identità di grande vitigno di terroir.
Volevo sottolineare che è nata di recente “L’Associazione Appennino
Toscano - Vignaioli di Pinot Nero” è un piccolo gruppo di nove produttori di
quella che potrebbe essere definita “L’altra Toscana” vitivinicola che sta
portando avanti l’ambizioso progetto di coltivare il Pinot Nero, il cosiddetto
enfant terrible, un vitigno estremamente ostico, difficile, che richiede un
particolare clima, un terreno idoneo e una cura maniacale da parte del vignaiolo,
ma capace di dare vini straordinariamente longevi e piacevoli.
Ed inevitabilmente il Pinot Nero di questa Cooperativa mi ha
sorpreso. Il colore rubino con le chiare trasparenze tipiche del pinot nero e
con una bella brillantezza. Al naso ritrovo tutti quei sentori vivaci del pinot
nero che unisce ai tipici profumi di sottobosco quei piacevoli sentori giovanili
di marasca e fragola matura. Un vino di grande freschezza, bella la pulizia che
esprime in bocca, con vena acida sincera e vivace, con tannini lievi e finale prolungato.
Una menzione speciale va poi al loro Zeno, un blend di uve
Sangiovese e Pinot Nero, un connubio interessante, dove il Pinot va a smussare
in parte il carattere del Sangiovese, ne esce un vino abbastanza equilibrato
tra tannino e acidità, sicuramente meno femminile del Pinot Nero in purezza,
ritrovo ben distinti i due caratteri dei vitigni ancora un po’ separati, è pur
sempre un 2010, con il tempo si arrotonderanno e sono curioso di riassaggiarlo
fra qualche anno.
Il viaggio è completato e ne sono uscito sicuramente più
arricchito mi è piaciuta questa simpatica Cooperativa Toscana, spero che non si
fermi e continui la strada intrapresa sempre con nuove sfide.
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